Laureato in matematica alla normale di Pisa, Gianni Bertini fu un grande interprete della pittura informale degli anni Cinquanta e Sessanta a Parigi, dove visse per lunghi periodi della sua vita. La stessa pittura che personalizzerà con il caratteristico gesto della “bertinizzazione”, ovvero una meccanizzazione del gesto pittorico che in certo senso anticipava l’adesione alla Mechanical art, Mec Art teorizzata dal critico francese Pierre Restany nel 1965. Alla Mec Art aderirono, tra gli altri, i francesi Alain Jaquet e Pol Bury e gli italiani Mimmo Rotella, Aldo
Tagliaferro, Bruno Di Bello ed Elio Mariani. Nella Mec Art la pittura viene superata e gli artisti si pongono in relazione con le immagini meccaniche provenienti dai nuovi media che si stavano diffondendo nella nuova società: televisione, rotocalchi, cinema. Queste immagini venivano riportate con la tecnica della tela emulsionata e trasportate su tela e mescolate alla pittura, utilizzando il medium fotografico come il più attinente a rappresentare i profondi cambiamenti iconografici nell’epoca delle immagini. La prima mostra della Mec Art in Italia è alla Galleria Blu di Milano nel 1966, curata da Pierre Restany. Animato da un «invincibile narcisismo, appena corretto da un pizzico di autoironia», per tutti gli anni sessanta produsse a Parigi opere di notevole impatto e aggressività, su temi quali il consumismo, la moda, il sesso, le conquiste spaziali e altri cliché della società contemporanea, costituite da collages fotografici con interventi pittorici via via sempre minori.
Questa esuberanza artistica scemò drasticamente a partire dal decennio successivo, a metà del quale e per buona parte degli anni ottanta l’opera di Bertini fu caratterizzata da quelli che alcuni critici giudicarono una caduta di stile e una perdita di sincerità artistica, improntata ad una ricerca della provocazione a tutti i costi.
A partire dalla metà degli anni ottanta le opere di Bertini tornarono all’ispirazione ironica e dinamica dei primi anni, basata sulla contaminazione fra pittura e la riproduzione grafica e fotografica.
Partecipò alla XXIX Biennale di Venezia del 1958, con sala personale alla XXXIV edizione del 1964 e alla IX, X e XI edizione della Quadriennale di Roma (1965, 1972, 1986).