Franco Rognoni nasce a Milano nel 1913 in una famiglia della piccola borghesia che, per sfortunate vicissitudini, passa da una discreta condizione economica ad un tenore di vita assai difficoltoso. Rognoni così, che ha sempre manifestato fin da bambino una grande passione per il disegno e la pittura, deve rinunciare a coltivare questo interesse per diplomarsi perito tessile impiegandosi poi presso l’Istituto Cotoniero Italiano.
Tale esperienza fortunatamente è di breve durata e inizia a frequentare i corsi serali presso la Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, dove insegna Arte Applicata il pittore Gianfilippo Usellini. La sua formazione artistica, quasi interamente da autodidatta, lo porta a godere e capire molto presto le nuove forme d’arte e ad amare artisti come Modigliani, Sironi, Licini e gli stranieri Picasso, Chagall, Rouault, Beckmann, Grosz, Klee, Kokoschka.
Ma la svolta della sua formazione artistica avviene frequentando la ricchissima biblioteca del critico d’arte Raffaello Giolli dove, attraverso le riproduzioni, studia l’opera degli artisti stranieri che lo entusiasmano e lo stimolano molto più di quella della tradizione italiana studiata nelle accademie. È proprio il critico Giolli (antifascista morto nel campo di concentramento di Mauthausen nel 1945) a scorgere nel giovane Rognoni un talento meritevole di considerazione.
“… Franco Rognoni, con i suoi amabilissimi quadri in cui v’è sempre una sorta di favolosità attraente. Nella invenzione estrosa e felice; nell’intreccio disinvolto e elegante di simboli, emblemi, allegorie; nell’umore di una narrazione che sa di fantasia magica e insieme di arietta popolaresca ma aristocratica, questi dipinti però sono percorsi ogni tanto da un segreto palpito di malinconia, che li rende umani… (Dino Buzzati, «Corriere d’Informazione», 21-22 novembre 1968).